Partendo dal cancello d'ingresso, il primo edificio che si incontra è il
Teatro Greco (n. 1), di cui rimane la cavea con accanto una vasta piazza
quadrangolare che poggia su sostruzioni. Vi scavò Ligorio che rinvenne alcune erme,
Veduta della Casina del Fontanile, costruita in parte sopra al doppio
Criptoportico sottostante alla Palestra, visibile nel piano inferiore.
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mentre il conte Fede vi rinvenne nel Settecento due erme raffiguranti la Tragedia e
la Commedia. Recentemente il Teatro Greco è stato ripulito e liberato dalle piante
infestanti e la cavea è nuovamente visibile, mentre la piazza adiacente è
tuttora interrata. Le piante di Contini e quella di Piranesi riportano anche
l'esistenza di un
Teatro Latino (che doveva trovarsi poco oltre la Palestra) di cui
però non si è mai trovata traccia.
Poco discosto si trova il complesso tradizionalmente noto come
Palestra,
(
n. 2), che secondo la descrizione di Ligorio aveva tre grandi piazze, una
delle quali pavimentata con marmo cipollino. I recenti scavi della Soprintendenza
Archeologica del Lazio eseguiti in quest'area hanno confermato la veridicità del
suo racconto, mettendo in luce una vasta corte scoperta pavimentata proprio con
grandi lastre di marmo cipollino. Essa era circondata da un doppio portico con
pavimenti in
opus sectile, uno con un disegno a cubi prospettici, l'altro con
rettangoli disposti a lisca di pesce. La corte scoperta e i due porticati poggiavano
sopra una grande sostruzione formata da due criptoportici concentrici, tuttora ben
Uno dei bracci del doppio Criptoportico che formava la sostruzione della
Palestra.
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conservati, perché nel Settecento vennero trasformati in cantine e magazzini ed in
parte incorporati dal
Casale del Fontanile (detto anche Fontana di Palazzo). Il nome
fa riferimento alla presenza di una sorgente tuttora esistente, che probabilmente
alimentava alcuni impianti di approvvigionamento idrico nella parte bassa della Villa.
Nella stessa area della Palestra, un altro Casale settecentesco è stato costruito dal conte
Fede inglobando rovine adrianee; nelle sue cantine conserva alcune volte in stucco, che sono
state recentemente rilevate e studiate dalla Prof. Mariette de Vos con l'Università di
Trento. Adiacenti al Casale sono altre strutture d'epoca romana attualmente utilizzate
come cortile e deposito attrezzi: vi si conservano alcune volte in stucco; buona parte
è profondamente interrata.
Uno dei soffitti in stucco conservati in un Casale settecentesco costruito
sulle rovine della Palestra.
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Il complesso della Palestra è fra i meno conosciuti della Villa, gli ultimi scavi risalgono
al Settecento e ci si deve tuttora basare sulle piante di Contini e Piranesi per
ricostruirlo. Luigi Canina (Gli Edifizj antichi dei contorni di Roma vol V-VI, 1856) ha
pubblicato l'unica pianta antica della corte con i porticati, mentre le altre planimetrie
di Contini, Piranesi e della Salza Prina Ricotti riportano solo i criptoportici
sottostanti.
Il tempietto circolare della Venere di Cnido sorgeva su di una terrazza
artificiale, sulla quale nel 1704 il Conte Fede costruì l'omonimo Casino
(visibile a destra).
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Un lungo viale fiancheggiato da monumentali cipressi, che probabilmente
ricalca uno degli antichi accessi, sale ad un livello più alto,
costeggiando il
Casino Fede, costruito sopra al sito di un
Ninfeo (
n. 3)
con tempio rotondo dedicato alla Venere di Cnido; sotto di esso passava una
via carrabile basolata.
Questo edificio è riportato in modo sommario nelle piante di Contini e di
Piranesi, ed è stato oggetto di diversi interventi di restauro. Sorgeva su di una
terrazza artificiale arginata da uno dei più antichi muri di contenimento della
Villa, costruito in opus incertum, che è stato ripulito e restaurato all'inizio
degli anni Novanta, e apparteneva alla preesistente villa repubblicana poi incorporata
dalle strutture del Palazzo Imperiale (n. 12).
Il
Ninfeo vero e proprio consisteva in una terrazza aperta verso il panorama ad est, al
centro della quale era un tempietto dorico circolare, circondato da un portico a semicerchio
sul quale si aprivano due absidi laterali, poste ai lati di un probabile corridoio di
accesso. La parte settentrionale della struttura è stata inglobata dal Casino Fede.
I vari Casali che incorporavano strutture romane sono illustrati dalla Pianta delle Possessioni
del Conte Fede disegnata nel Settecento da Ristori Gabbrielli.
Il viale con cipressi che dal Ninfeo Fede sale fino al Pecile, che
probabilmente ricalca il percorso di un antico accesso.
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Un secondo viale di accesso alberato parte dal Ninfeo Fede e termina in corrispondenza di
una grande parete in tufelli e laterizi, che era il muro di spina del doppio portico del
Pecile (n. 16), concepito per poter passeggiare al sole o all'ombra, a seconda delle stagioni,
e per raggiungere la lunghezza di un miglio. Tale doppio portico fu costruito all'inizio del
regno di Adriano, nel 117 d.C., come dimostrano i bolli laterizi.
Il lungo muro di spina del doppio portico del Pecile. In alto si vedono i
104 fori per le travi che sostenevano la copertura. In questo portico si
poteva passeggiare scegliendo il lato al sole o all'ombra, al fresco o al
caldo, a seconda delle stagioni.
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Ad ovest di esso si apre la grande spianata del Pecile, decorata al centro da un bacino
d'acqua e circondata da un portico; essa è completamente artificiale e poggia su
un complesso sistema di sostruzioni, detto
Cento Camerelle. I bolli laterizi rinvenuti
in questa zona si datano al 123-124 d.C., e ciò significa che la parte meridionale
del portico venne edificata in un secondo tempo, dopo aver terminano di costruire le
sostruzioni, che per la loro mole richiesero tempi assai più lunghi.
Le grandiose sostruzioni dette Cento Camerelle sorreggevano la spianata
artificiale del Pecile; vi alloggiava il personale di servizio, dai soldati
agli schiavi, con vie d'accesso separate. Un'intercapedine isolava gli
ambienti dall'umidità.
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Le
Cento Camerelle erano formate da decine di ambienti di servizio, sottostanti
alla spianata e privi di comunicazione con essa, nei quali alloggiavano gli schiavi e
probabilmente anche la guarnigione di guardia alla Villa. Per proteggerli dall'umidità,
gli ambienti vennero isolati verso l'interno mediante una intercapedine; oltre a sostruire
il Pecile, servivano anche da muro di contenimento della terrazza artificiale che prosegue
verso est fino a raggiungere il
Vestibolo (
n. 25).
In occasione del Giubileo 2000 è stato rimesso in luce l'accesso principale
alla Villa Adriana. A sinistra si vedono le Cento Camerelle, costeggiate da
una via di servizio. A destra è la grande via basolata ad anello e sullo
sfondo si vede la gradinata monumentale che saliva al Vestibolo.
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In occasione del Giubileo del 2000, l'area antistante alle Cento Camerelle è stata
sterrata dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio, mettendo in luce un
duplice sistema
viario. Una prima strada basolata di servizio, piuttosto stretta, costeggiava le Cento
Camerelle e si immetteva in un dedalo di criptoportici sotterranei, situati sotto al
Vestibolo e alle Grandi e Piccole Terme. Un muro divisorio separava questa prima strada
dalla seconda, che costituiva l'accesso principale alla Villa: si tratta di un grande
anello rettangolare basolato, di grande effetto scenografico, che arrivava fino alla
scalinata monumentale che saliva al Vestibolo. (Per questi lavori vedere Rinaldi 2000 e
Mari 2001). Sulla piccola collina ad est della via basolata si sono rinvenute le fondazioni
di una struttura di forma semicircolare, ipoteticamente interpretata come possibile tempio
dedicato ad Antinoo, il favorito dell'Imperatore.
Nella maestosa Sala dei Filosofi l'Imperatore dava udienza durante le
cerimonie ufficiali. Interamente rivestita di marmi preziosi, aveva nicchie
decorate da statue, alcune delle quali furono rinvenute nelle vicine Cento
Camerelle.
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Dall'estremità meridionale del Pecile due gradinate semicircolari salivano
alla cosiddetta
Sala dei Filosofi (
n. 17): è una grandiosa
aula rettangolare terminante con il muro di fondo absidato, e venne costruita
contemporaneamente al Teatro Marittimo. L'accesso principale, inframmezzato da due
colonne, si trovava sul lato nord. Un passaggio sotterraneo la collegava inoltre al
Ninfeo Stadio ed al Pecile. Questa doveva essere la monumentale Sala per le udienze
dell'Imperatore; Ligorio scrisse che era decorata di marmi preziosi, e tuttora alle
pareti si vedono le tracce del rivestimento marmoreo. Le nicchie ospitavano delle
statue, forse quelle trovate da Michilli nelle vicine Cento Camerelle.
Accanto alla Sala dei Filosofi si trova il cosiddetto
Teatro Marittimo (
n.
18), uno degli edifici più singolari della Villa. Il suo ingresso principale
Il Teatro Marittimo, in assoluto uno dei più singolari edifici della Villa.
Circondato da un anello d'acqua, aveva al centro una piccola isola
accessibile con due ponticelli girevoli. Su di essa fu edificata una villa
in miniatura. Sull'isoletta l'Imperatore poteva riposare in totale
sicurezza e privacy.
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era a nord, preceduto da una terrazza, ed era accessibile mediante una piccola scala da
parte di coloro che provenivano dal Pecile o dall'area antistante alla Sala dei Filosofi.
Tale percorso di accesso era nettamente separato da quello che saliva alle Biblioteche
Greca e Latina, ma tutti e tre gli edifici facevano parte dei quartieri 'privati' della
Villa, e quindi il loro accesso era dissimulato e nascosto.
Esternamente il Teatro Marittimo aveva la stessa forma e dimensioni del Pantheon di Roma,
con un corpo di fabbrica circolare preceduto da un pronao colonnato. L'interno, però,
era completamente diverso, con un portico circolare che circondava un canale d'acqua ad
anello e, al centro, una piccola isola artificiale che ospitava una villa in miniatura,
dotata di tutte le comodità: un piccolo giardino o atrio centrale, sul quale si
apriva un triclinio fiancheggiato da altri due ambienti, mente sul lato orientale erano
due cubicoli per dormire. Nella parte sud-ovest dell'isola venne realizzata una piccola
Terma con tanto di vasca e ambienti riscaldati, e negli spazi di risulta vennero ricavate
delle latrine. Il tutto era accessibile mediante due piccoli ponti girevoli che potevano
essere ritirati per avere privacy e sicurezza totali, sostituiti in epoca tardo antica da
un ponticello in muratura. I pavimenti erano in opus sectile nell'Isola ed in mosaico nel
portico ad anello; le pareti conservano tracce di decorazione marmorea. Le colonne erano
sormontate da architravi con un fregio marmoreo raffigurante mostri marini, di cui rimane
qualche frammento in situ. Il Teatro Marittimo (detto anche Natatorio) venne disegnato da
Andrea Palladio, compare in tutte le più antiche piante ed ha affascinato gli architetti
di tutto il Rinascimento. Negli anni '80 è stato studiato e pubblicato da Ueblacker
in un volume esemplare per completezza e precisione (vedi Ueblacker 1985).
La grande cupola delle Terme con Heliocaminus copriva un ambiente circolare
fortemente riscaldato.
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Fra il Teatro Marittimo e il Pecile si inseriscono le cosiddette
Terme con
Heliocaminus (
n. 19) che prendono il nome dalla grande cupola che copriva
una delle sue sale circolari, fortemente riscaldata. Pubblicato dalla Verduchi negli
anni '70 (vedi Verduchi 1975), questo edificio termale venne più volte rimaneggiato
e restaurato. Recenti articoli di Manderscheid ipotizzano che la grande sala circolare
fosse un bacino per l'acqua, riscaldato con il sistema 'a samovar', cioè mediante
un grande braciere circolare a immersione (vedi Manderscheid 2000). La Terma aveva un
ampio frigidarium pavimentato in marmo cipollino e dotato di una vasca per l'acqua fredda
accessibile mediante gradini, ed una serie di ambienti accessori più o meno
riscaldati, alcuni dei quali usati come spogliatoio (apodyterium). Le Terme con Heliocaminus
servivano i vicini quartieri orientali della Villa, comprendenti il Palazzo Imperiale e
le Biblioteche.
Ad oriente del Teatro Marittimo si estende una serie di edifici collegati
ed interdipendenti. Partendo da nord si incontra la
Terrazza inferiore
delle Biblioteche (
n. 5) dalla quale un muro di contenimento decorato da
La Biblioteca Greca assieme alla Biblioteca Latina formava una quinta
scenografica di accesso alla zona del Palazzo Imperiale.
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La Biblioteca Latina con la grande aula absidata.
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nicchie per statue con due piccole scale dava accesso dissimulato e ben controllabile alla
Terrazza Superiore e alle cosiddette
Biblioteche Greca e Latina (
n. 9-10);
davanti ad esse si è messa in luce una lunga fontana che terminava ad ottagono. Le due
Biblioteche formavano una quinta scenografica e monumentale che precedeva i quartieri
più interni della Villa. L'accesso anche in questo caso non era evidente
né diretto: si trattava di due stretti corridoi che fiancheggiavano il Ninfeo
del Cortile delle Biblioteche, interposto fra i due edifici.
La
Biblioteca Greca (
n. 10) aveva due grandi sale quadrangolari l'una di
seguito all'altra, decorate da alcove rettangolari; grandi aperture permettevano di vedere
in prospettiva dall'ingresso fino al fondo della sala più interna. Sul lato sud-est
una serie di ambienti di forma irregolare raccordavano questo edificio con il Cortile delle
Biblioteche (n. 11), che aveva un orientamento diverso. La Biblioteca Greca conserva parte
del piano superiore, dotato di impianto di riscaldamento, quindi è probabile che sia
stata usata come residenza invernale prima della costruzione dell'Edificio con Criptoportico
e Peschiera (
n. 22) (detto anche Palazzo d'Inverno), che analogamente aveva
un impianto per il riscaldamento.
La
Biblioteca Latina (
n. 9) aveva anch'essa due grandi sale decorate da
alcove, ma qui prevalevano le linee curve: come nella Biblioteca Greca, l'abside della
sala più interna era visibile fin dall'ingresso, formato da una gradinata ricurva
con due colonne. Anche qui una serie di ambienti raccordavano il complesso al diverso
orientamento dell'attiguo Cortile delle Biblioteche (n. 11).
Le due Biblioteche, riccamente decorate da marmi alle pareti e da pavimenti
in
opus sectile, avevano la forma di due torri, e fiancheggiavano un antico
Ninfeo d'epoca repubblicana, ereditato da una preesistente villa, che era
il punto focale di una vasta piazza rettangolare, detta
Cortile delle Biblioteche (
n. 11).
Il Criptoportico con Volta a Mosaico, ereditato dalla preesistente villa
repubblicana ed incorporato nelle strutture adrianee, in un'incisione
ottocentesca di Penna.
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Questo in origine era l'antico giardino della villa repubblicana,
incorporata dalle costruzioni adrianee del cosiddetto
Palazzo Imperiale (
n.
12). Si tratta di una vasta area rettangolare, circondata da portici pavimentati
in
opus sectile. Lungo il lato nord-ovest, sul quale si aprivano le Biblioteche
Greca e Latina, si trovava come si è detto l'antico Ninfeo ereditato dalla
preesistente villa repubblicana. Coperto da una volta a botte e terminante in un'abside
decorata da nicchie con fontane, il Ninfeo era sormontato da una cisterna che serviva
ad alimentarle.
L'antica villa era dotata di una
basis villae, cioè di un podio in muratura
che serviva a raccordare il livello più basso, corrispondente al giardino del
Cortile delle Biblioteche, con quello più alto, corrispondente al Palazzo Imperiale,
che incorporò la villa stessa. Tale
basis villae era formata dal
Criptoportico con Volta a Mosaico (
n. 13), un criptoportico sotterraneo a
quattro bracci, in uno dei quali si conserva ancora il soffitto decorato da
un raro mosaico con tessere di pasta vitrea e conchiglie con decorazione di
fiori ed uccelli, di epoca sillana. Ad esso era collegata una serie di criptoportici solo
in parte esplorati, che sostruivano l'area su cui sorge il Palazzo Imperiale (n. 12).
I pavimenti musivi degli Hospitalia inaugurano un nuovo repertorio di
disegni arabescati accanto a quello tradizionale dei motivi geometrici.
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Su di un livello più basso e in posizione defilata sorgeva poi il complesso
formato dal
Triclinio Imperiale (
n. 7) e dagli
Hospitalia
(
n. 8). Gli
Hospitalia erano decorati da pregevoli mosaici bianco
neri con motivi floreali arabescati tipici dell'età adrianea. Vi erano dieci
cubicoli a forma di T, con tre alcove dove erano sistemati i letti per dormire.
Dato che il pavimento delle alcove veniva nascosto dai letti, il mosaico aveva disegni
più semplici, mentre nella parte centrale e visibile del pavimento si impiegavano
motivi più complessi e decorativi. Gli Hospitalia avevano inoltre una vasta aula
centrale, disposta in asse con all'ingresso, decorata da un basamento per una statua:
è probabile che fosse un piccolo sacello.
Nel Triclinio Imperiale è ancora visibile il Criptoportico con volta
rampante, come in una incisione di Piranesi.
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Il
Triclinio Imperiale (
n. 7) è situato su di un livello più
basso di diversi metri rispetto agli Hospitalia, al quale era collegato da due scale,
una principale e una secondaria. Lungo il lato sud si conserva il Criptoportico con
volta rampante visibile in una incisione di Piranesi; sulla volta sono tuttora visibili
tracce della decorazione ad affresco e firme di visitatori antichi. Sul lato nord dell'
edificio era un grande ambiente che si apriva con due colonne sul giardino antistante,
fiancheggiato da corridoi sui quali si aprivano vari cubicoli. I pavimenti erano in
mosaico bianco nero con semplici fasce nere, indice che questo era un complesso secondario,
destinato al personale di rango, situato in posizione defilata e dotato di latrine a
più posti. (Sulla funzione del complesso formato da Hospitalia e Triclinio Imperiale
vedi De Franceschini 1991 p. 374-376).
Questa sala del Palazzo Imperiale ospitava una piccola Biblioteca con scaffali.
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Proseguendo verso sud era il
Palazzo Imperiale (
n. 12) con una serie di
ambienti di varia forma e destinazione. Non si è potuta ricostruire la funzione di
tutti gli ambienti, ma si è identificata una piccola
biblioteca dotata di
nicchie per gli armadi in cui si custodivano i papiri, il
Triclinio Estivo caratterizzato
da una semicupola decorata da nicchie (uno dei molti sparsi in tutta la Villa).
Il nucleo centrale dell'edificio era formato da un cortile porticato (che in origine
apparteneva all'antica villa repubblicana), sul quale si apriva una serie di cubicoli.
Il Triclinio Estivo del Palazzo Imperiale, una della tante sale per
banchetti sparse nella Villa.
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Il lato sud del portico si apriva su di un grande Ninfeo di forma semicircolare, dotato
di gradoni da cui scendeva l'acqua, che si raccoglieva in una vasca foderata di intonaco
dipinto di azzurro. In questa zona della villa sono conservati antichi mosaici di età
repubblicana e pavimenti in opus sectile o mosaico di epoca adrianea. Nella zona del
cosiddetto
Triclinio dei Centauri gli scavi settecenteschi del Cardinal Marefoschi rinvennero
numerosi pannelli in mosaico minuto (
vermiculatum), che raffigurano soggetti legati
all'iconografia dionisiaca: centauri in lotta con fiere,paesaggi idillici, e maschere
sceniche. Sono conservati nei Musei Vaticani e a Berlino.
(Per l'identificazione della villa repubblicana incorporata nelle strutture imperiali
vedi il fondamentale studio di Lugli 1927 e De Franceschini 1991 p. 414).
L'Edificio con Pilastri Dorici si trova in un'area compresa fra la Piazza
d'Oro, il Palazzo Imperiale e l'Edificio con Peschiera, e li collegava fra
loro.
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Alle spalle del Ninfeo a gradoni del Palazzo Imperiale, a sud, un altro criptoportico
dava accesso all'
Edificio con Pilastri Dorici (
n. 14), dotato di una
vasta area porticata e di una sala absidata decorata da una statua all'estremità
ovest. L'edificio, di cui si conosce assai poco, fu sterrato in più occasioni
e venne restaurato nel 1966 rialzando i pilastri e ricostruendo parte della volta del
portico. Alcuni studiosi lo hanno interpretato come Sala del Trono per via della
presenza della sala absidata. In realtà serviva a raccordare il Palazzo Imperiale
con l'area a sud, posta fra Piazza d'Oro (n. 15) e l'Edificio con Peschiera (n. 22),
che purtroppo non è mai stata esplorata a fondo.
Le grandi sostruzioni del Padiglione di Tempe hanno l'aspetto di una
poderosa torre. La porta in basso dà accesso al cosiddetto Stallone.
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Il lato orientale della Villa si affacciava sulla
Terrazza di Tempe (
n. 4),
una vasta spianata sostenuta da possenti sostruzioni, che hanno l'aspetto di mura (visibili
dalla zona della Palestra – vedere foto nella sezione
Architettura ed Immagine).
Lo Stallone del Padiglione di Tempe. Sul soffitto si conserva
incredibilmente bene il rivestimento a finte stalattiti ('tartari') e quello
più sotto a rocaille, che simulava una grotta.
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La Terrazza di Tempe partiva dal Ninfeo Fede e arrivava fino ad una specie di torre,
sormontata dal
Padiglione di Tempe (
n. 6), che raccordava i diversi livelli; nel suo piano
inferiore si è miracolosamente conservato un ambiente detto
Stallone, che simulava
una grotta ed era interamente rivestito di 'tartari' (finte stalattiti) e di frammenti di
roccia, con mensole di travertino alle quali forse erano sospese delle lampade. In esso
fu rinvenuta una statua di Eracle che allude al mondo sotterraneo dell'
Aldilà ed
anche al vicino santuario di Ercole Vincitore di Tivoli.
Dalla Terrazza di Tempe una rampa ed una scalinata salivano fino al piano superiore, dove si
trovava il Padiglione di Tempe, dal quale si poteva ammirare la vista sul paesaggio
sottostante. Esso si trova allo stesso livello del Triclinio Imperiale (edificio secondario),
ma la presenza di pavimenti in
opus sectile indica che faceva parte dei quartieri imperiali.
Piazza d'Oro: veduta del portico che circondava un vasto giardino.
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Il Padiglione di Tempe era un punto di passaggio obbligato e sorvegliato, e faceva parte di
un percorso che, mediante una scala interna, saliva a raggiungere un'altra spianata
artificiale, situata ad est del Palazzo Imperiale, alla cui estremità meridionale
si apriva l'accesso a
Piazza d'Oro (
n. 15).
Piazza d'Oro era un vastissimo edificio formato da un grande cortile scoperto sistemato
a giardino con aiuole e vasche per l'acqua, circondato da un doppio portico; lungo il
lato est era una serie di ambienti fra cui un Triclinio, mentre sul lato sud, opposto
all'ingresso, era un imponente complesso che faceva ala ad un monumentale Ninfeo absidato,
decorato da nicchie per statue da cui sgorgavano fontane. Si tratta di sale alte,
coperte a volta, aperte su di un cortile - cavedio centrale. Tutti gli ambienti erano
pavimentati in opus sectile di marmi preziosi, e alle pareti di vedono le tracce del
rivestimento marmoreo che arrivava fino al soffitto. In situ sono conservati alcuni frammenti
di un fregio marmoreo con scene di caccia. La planimetria di Piazza d'Oro è molto
simile a quella della Stoà di Adriano in Atene che era una grande Biblioteca
costruita dall'imperatore in quegli stessi anni: ciò fa pensare che Piazza d'Oro
fosse la grande Biblioteca della Villa, degna di un imperatore colto come Adriano.
(Per una discussione su Piazza d'Oro come possibile Biblioteca della Villa vedi
De Franceschini 1991, Piazza d'Oro p. 469-478)
La via sotterranea che corre sotto Piazza d'Oro e giungeva fino al Grande Trapezio.
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Piazza d'Oro si affacciava ad est sul bel panorama della vallata sottostante, dove si
è rinvenuta una struttura di forma ovale che è stata interpretata come
Arena dei Gladiatori (
n. 15a). Un edificio di forma analoga esiste a Roma nella Villa
dei Quintili sull'Appia antica, ma di entrambe le strutture si conosce assai poco, quindi
si tratta di ipotesi suscettibili di modifiche.
Sotto alla Piazza è stata messa in luce parte di una
galleria sotterranea con
diverse ramificazioni che era collegata al
Grande Trapezio (
n. 34), la rete
stradale sotterranea lunga oltre 4 km.
Si tratta di una serie di gallerie scavate nel banco tufaceo, nelle quali si vedono i solchi
lasciati dal passaggio delle ruote dei carri – vedere
Sezione 3, Quartieri Superiori.