Stato dell'arte della Villa
A Villa Adriana non è mai stato fatto uno scavo stratigrafico, la maggior parte degli
scavi è stata di carattere antiquario alla ricerca di tesori e, solo recentemente, vi
sono stati piccoli saggi, sterri e puliture. Anche gli scavi Aurigemma al Canopo degli anni '50
non fanno eccezione, perché non documentarono assolutamente la stratigrafia. Non esistono
informazioni sui rinvenimenti, sulle fasi finali di vita della villa, anche se vi sono tracce di
riuso tardo antico. Per la maggior parte delle sculture, dei mosaici e degli altri oggetti ivi
rinvenuti, disponiamo solo di un'attribuzione generica alla Villa e di rado conosciamo l'esatto
punto del rinvenimento. Molti rinvenimenti sono andati perduti o sono scomparsi nel corso di più
di cinque secoli di attività.
Vi è ancora un'enorme mole di lavoro da svolgere a Villa Adriana, perché non la si è
mai studiata con l'ausilio delle più moderne tecniche di rilevamento, di mappatura e di analisi
dei materiali. Basti pensare al contributo che potrebbero dare l'archeometria, la termografia, l'impiego
del geo-radar e del remote sensing, o delle analisi chimiche e fisiche. Non esiste un data-base che
raccolga tutte le informazioni esistenti sulla Villa – una mole enome di dati non sempre
accessibili agli studiosi, e comunque ingestibili senza l'ausilio di un computer.
I nomi degli autori qui citati, con relativa data, sono tutti elencati in Bibliografia.
Planimetrie
A parte le antiche piante di Contini (1668) e Piranesi (1781), esistono pochissime planimetrie
generali complete, ed altre parziali dei singoli edifici. Al gruppo delle piante generali appartengono
i rilievi di Reina (1906), Rakob (1973) e della Salza (1982), a scala piuttosto piccola e poco leggibili
nel dettaglio, dove non sono indicate le tecniche costruttive né i restauri. Fra i rilievi parziali
ricordiamo quelli di Winnefeld (1895), Gusman (1904), Lugli (1927, 1932 e 1940 - i primi con le tecniche
edilizie), Kähler (1950), Rakob (1967), Giuliani (1975), Verduchi (1975), Hoffmann (1980), Ueblacker
(1985), Mari-Reggiani-Righi (2001) e Righi (2001). Nella recensione sui tre più recenti lavori
sulla Villa, Packer (1998) notava che le piante degli stessi edifici variano nei diversi testi presi
in esame, di De Franceschini (1991), Guidobaldi (1994) e MacDonald-Pinto (1995).
Manca una planimetria generale aggiornata e completa, nella quale siano indicati i collegamenti fra i
vari edifici e la rete dei sotterranei, le quote ed i piani sopraelevati, le tecniche costruttive, i
restauri, e siano riportati i vari tipi di pavimento e rivestimento.
Tecniche costruttive
Restano unici gli studi di Lugli (1927 e 1932) e la schedatura di De Franceschini (1991). Manca uno
studio complessivo delle diverse tecniche costruttive, che datano dall'età repubblicana (I a.C.)
fino al tardo impero, e una pianta che ne indichi la distribuzione; perché non è mai stata
redatta una pianta diacronica generale o parziale delle varie fasi costruttive.
Bolli laterizi
I bolli laterizi conservati in opera datano le fasi costruttive e di restauro dei muri. L'unico studio
sui bolli laterizi è quello di Bloch (1937), che andrebbe però aggiornato con i dati degli
scavi successivi.
Pavimenti
Esistono due soli studi, De Franceschini (1991) su tutti i pavimenti in tutti gli edifici accessibili;
Guidobaldi (1994) limitato all'opus sectile e solo in alcuni edifici. Non esiste una pianta generale con
l'indicazione dei tipi di pavimenti.
Lo studio dei pavimenti ha consentito alla De Franceschini di distinguere una gerarchia ben precisa che
corrisponde alla diversa destinazione d'uso. I pavimenti in opus sectile e mosaico policromo erano presenti
nella zona riservata all'Imperatore – erano i più numerosi ma sono stati quasi completamente
asportati. I pavimenti in mosaico bianco-nero con decori geometrici o floreali decoravano i quartieri
secondari, destinati al personale di rango, mentre pavimenti rustici (opus spicatum, cocciopesto, laterizi)
erano impiegati nei quartieri servili, in buona parte sotterranei.
Splendidi frammenti della decorazione in stucco di una dele volte delle Grandi Terme. Nel
Settecento e ottocento, i nobili inglesi che visitavano la Villa durante il Grand Tour,
sparavano agli stucchi per farli cadere e procurarsi qualche souvenir del viaggio.
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Rivestimenti parietali
Manca uno studio completo, esistono alcuni articoli su singoli edifici: Wirth (1929), Sear (1977),
Neuerburg (1965). I pochi affreschi conservati devono essere analizzati, documentati e restaurati.
Manca uno studio sistematico dei rivestimenti parietali in marmo (Bruto 1990): in molti edifici, i
fori delle grappe permetterebbero di ricostruirne lo schema ed il disegno. Scarse notizie sui soffitti
in stucco in Ponce (1789), Wadsworth (1924) e Mielsch (1975); molti stucchi sono inediti e non sono
mai stati studiati e catalogati, né restaurati. Lo stesso vale per mosaici e tartari (finte
stalattiti). Non esiste una pianta generale con l'indicazione dei vari rivestimenti.
Nel 2002 l'Università di Trento con la prof. Mariette de Vos e Reda Attoui ha iniziato lo studio
ed il rilevamento dei soffitti in stucco conservati in uno dei Casali della Palestra.
La gerarchia dei rivestimenti parietali seguiva comunque quella dei pavimenti. Il rivestimento in marmo
delle pareti era presente solo in ambienti pavimentati in opus sectile, nei quartieri nobili
riservati all'imperatore. Nei quartieri secondari vi erano affreschi, in quelli servili intonaco - e
non sempre.
Impianti idrici
Manca uno studio completo del sistema d'alimentazione idrica della Villa, che aveva un andamento
costante delle pendenze da sud a nord: l'acqua doveva provenire da sud, e rifornire per caduta bacini,
terme e ninfei. Si ignora se il sistema fosse alimentato da un acquedotto, una sorgente, o da entrambi.
Nell'area dell'Accademia, nella proprietà Bulgarini, si vedono ancora i ruderi di un acquedotto,
probabilmente collegato ai grandi acquedotti dell'Aniene che portavano l'acqua fino a Roma e passavano
poco distante. Si sono rinvenute anche alcune cisterne. Esistono articoli di Neuerburg (1965), Ehrlich
(1989), Salza (1989, 1998, 2000), Manderscheid (2000). L'acqua aveva un ruolo importantissmo nella
lussuosa decorazione della Villa, con bacini, fontane e ninfei sparsi in ogni angolo.
Impianti termali e di riscaldamento invernale
Non è mai stato fatto uno studio approfondito dei sistemi di riscaldamento degli impianti termali,
che erano almeno quattro: la piccola terma del Teatro Marittimo, le Grandi Terme, le Piccole Terme e
Terme con Heliocaminus (studiate più in dettaglio da Verduchi 1985 e Manderscheid 1998). Un impianto
termale doveva esistere anche all'Accademia. Esistevano anche impianti per il riscaldamento invernale in
edifici non termali come nella Biblioteca Greca, nell'Edificio con Tre Esedre e al piano superiore
dell'Edificio con Peschiera.
Giardini e Ninfei
Un cenno in Grimal (1969) ed alcuni articoli della Jashemski e Salza (Jashemski 1987 e 1992) riguardano
i giardini. Lavagne (1988) e Neuerburg (1965) studiano i ninfei. Possiamo immaginare grandi aree a giardino,
interposte fra i vari edifici, ma nulla si sa della vegetazione in esse presente, perché gli scavi
antiquari ignoravano i giardini (il cui studio è una branca relativamente recente dell'archeologia).
In qualche caso si conosce l'esistenza di ollae perforatae, come nel Canopo. Manca uno studio complessivo
della materia.
Strutture e aree di servizio
Per le strutture di servizio esistono informazioni dettagliate sulle Cento Camerelle, oggetto di un
recente intervento di restauro (Manieri Elia 2000, Gizzi 2000) e la Caserma dei Vigili (Salza 1980).
Muri di contenimento
Non sono mai stati studiati e rilevati, eppure sono un elemento fondamentale della Villa. Lo studio delle
tecniche edilizie consentirebbe di farsi un'idea più precisa delle fasi costruttive, essendo
evidente che le grandi spianate artificiali vennero realizzate prima degli edifici che sorsero su di esse.
Da studiare il sistema di collegamento fra una terrazza e l'altra, mediante rampe o gradinate, con punti
d'accesso ben sorvegliati.
Viabilità in superficie, accessi e percorsi, viabilità sotterranea, criptoportici e gallerie.
Manca uno studio sistematico degli accessi e dei percorsi: punti di passaggio obbligati e controllati
permettevano di sorvegliare l'accesso ai vari quartieri della Villa e consentono di distinguere una
parte 'pubblica' da una 'privata'. Recenti lavori hanno messo in luce l'accesso principale del Vestibolo
(Mari-Reggiani-Righi 2001). La rete sotterranea di strade carrabili e corridoi di servizio non è
mai stata studiata in dettaglio: esistono articoli di Lavagne (1973), Salza (1973) e Rinaldi (2000).
Nelle planimetrie generali non sono riportati gli accessi a tali percorsi sotterranei.
Scultura
Centinaia sono le sculture, i rilievi e le decorazioni architettoniche in marmo rinvenuti nella Villa.
Molti sono andati perduti, altri sono dispersi in Musei e Collezioni di tutto il mondo. Esiste un unico
studio completo sulle statue (Raeder 1983) con un apparato fotografico assai ridotto, ma dotato di ampia
bibliografia precedente.
Influsso di Villa Adriana sull'arte rinascimentale e moderna
Molti dei più importanti artisti e architetti dal Rinascimento in poi hanno visitato Villa Adriana.
Alcuni, come Giovanni da Udine, Ghezzi, Piranesi e Quarenghi hanno lasciato le loro firme sulle volte dei
criptoportici. Altri hanno disegnato schizzi e piante, come Giuliano da Sangallo, Francesco di Giorgio
Martini, Baldassarre Peruzzi, Andrea Palladio, Francesco Borromini e Antonio Canova. Molti artisti hanno
raffigurato la villa in incisioni e dipinti. Questa documentazione storica è ancora da archiviare
in modo sistematico, evidenziando la grande importanza e l'influsso che Villa Adriana ebbe sull'arte e
l'architettura rinascimentale e moderna.
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