INTERPRETAZIONE DELLA VILLA ADRIANA
1. I pavimenti
I pavimenti di Villa Adriana sono stati suddivisi in cinque gruppi: I mosaici sono stati schedati in base ai loro disegni e ai valori di lavorazione, cioè alle dimensioni delle tessere ed al loro numero in cmq. 100 (un quadrato di cm. 10 x 10). Disegni dei mosaici
1 - mosaici interamente bianchi e privi di decorazione Valori di lavorazione dei mosaici
1 - molto bassi: da 9 a 28 tessere in cmq. 100 Lo studio statistico dei mosaici e della loro distribuzione nell'ambito della Villa ha evidenziato le seguenti costanti:
1 - Rapporto fra il tipo di decorazione del mosaico ed il suo valore di lavorazione: i mosaici bianchi privi di decorazione avevano valori di lavorazione più bassi, mentre quelli bianco neri o policromi li avevano molto più alti
A Villa Adriana è attestato il tradizionale repertorio musivo d'epoca repubblicana, conservatosi nei mosaici appartenenti alla preesistente villa repubblicana poi incorporata nelle costruzioni adrianee del PALAZZO IMPERIALE (n. 12), che sono rimasti in situ come veri e propri 'fossili'. Verso la metà del I sec. a.C. si data, ad esempio, un mosaico policromo con rete di rombi prospettici e soglia cassettoni, rinvenuto nel PALAZZO IMPERIALE (fig. 1). Si tratta di un disegno appartenente al repertorio ellenistico, noto da altri esempi di età repubblicana rinvenuti a Pompei, a Oplontis (l'attuale Torre Annunziata) nella villa di Poppea, nell'Agro romano nella villa della Cecchignola ed a Fiano Romano vicino Roma, nella villa dei Volusii di Lucus Feroniae (dove al posto dei rombi vi sono dei quadrati). Questo tipo di mosaico policromo e prospettico apparteneva ad un repertorio che venne progressivamente abbandonato nel corso del I sec. a.C., con la comparsa ed il prevalere dei mosaici geometrici bianco-neri, di più semplice realizzazione, che avevano maggior varietà di disegni.
Un altro mosaico tipico dell'età repubblicana è stato rinvenuto nel portico della villa repubblicana incorporato dal PALAZZO IMPERIALE, ed era a fondo bianco con crustae marmoree policrome sparse (fig. 2). Tale tipo di mosaico veniva frequentemente impiegato per pavimentare i portici, ed è attestato in età repubblicana in alcune ville dell'Agro romano, come quelle di via Pollenza, di via del Quadraro o della via Prenestina in loc. Torre Spaccata, o ancora nella villa di Barcola presso Trieste. Un mosaico simile, con crustae colorate ma su fondo nero invece che bianco, è stato rinvenuto nella villa dei Volusii di Lucus Feroniae, a Fiano Romano vicino Roma.
In epoca adrianea comparve un nuovo repertorio decorativo musivo, che naturalmente è presente nella Villa Adriana. Si tratta di disegni floreali e vegetali arabescati, come quelli che vediamo negli HOSPITALIA (n. 8) (fig. 3). Gli Hospitalia avevano dieci cubicoli a forma di T, ciascuno con tre nicchie per i letti. Dato che i letti nascondevano in parte il mosaico delle nicchie, questo aveva disegni geometrici più semplici. I disegni più belli erano invece riservati alla parte visibile dell'ambiente, quella centrale, nella quale si espresse tutta la fantasia e la creatività dei mosaicisti. Vennero creati nuovi motivi arabescati e calligrafici bianco neri, che inaugurarono un nuovo stile musivo; elementi vegetali stilizzati, come palmette, ghirlande e tralci, vennero accostati in modo inedito, per formare dei riquadri, delle pelte o dei cerchi, a loro volta decorati da rosette, fiori, quadrifogli e alti riempitivi. Un repertorio che verrà ripreso altrove nell'impero romano, a cominciare da Ostia. Un altro disegno nuovo, che compare nel sacello HS2 degli HOSPITALIA (n. 8) (fig. 3a) è il motivo dei cerchi allacciati che determinano esagoni, una 'evoluzione' del più antico disegno nel quale i cerchi allacciati determinavano quadrati curvilinei. Questo disegno con esagoni compare nello stesso periodo nelle ridecorazioni della villa di Livia a Prima Porta ed in quella del Cimitero Flaminio, entrambe situate nell'Agro romano.
La creazione di un nuovo repertorio musivo adrianeo non comportò affatto l'abbandono o la scomparsa degli antichi e tradizionali disegni geometrici di età republbicana o primo imperiale, che continuarono ad essere adoperati in tutto l'impero. Una delle più interessanti caratteristiche della villa Adriana è proprio il continuo richiamo alla tradizione precedente, sia architettonica che decorativa, che fra le altre cose comportò un revival delle antiche decorazioni d'età repubblicana. Ecco così ricomparire disegni ormai desueti, come avviene nel portico circolare del TEATRO MARITTIMO, che aveva un mosaico a fondo bianco decorato da tessere più grandi nere (fig. 4). Si tratta della riedizione di una decorazione semplice ed elegante, attestata in età repubblicana a Pompei (I, 9, 13), a Roma nella casa di Livia al Palatino, e ancora nell'Agro romano nella villa di Livia a Prima Porta e nelle ville della Marcigliana e della via Tiberina (km. 0,850).
Anche il portico del VESTIBOLO (n. 25) aveva un mosaico 'in stile', recentemente messo in luce durante i lavori di ripulitura del Giubileo 2000, con tessere rettangolari disposte a canestro alternate a frammenti di marmi colorati (fig. 5); un mosaico a canestro con tessere colorate è presente anche nella BIBLIOTECA GRECA. Mosaici di questo tipo sono attestati in epoca repubblicana nella villa di Livia a Prima Porta presso Roma ed anche a Pompei. Un altro revival è l'uso dell'antico motivo delle crocette di quattro tessere nel corridoio centrale degli HOSPITALIA (n. 8). Anche in questo caso sono numerosi gli esempi di epoca repubblicana attestati in area vesuviana o romana.
I mosaici bianco neri erano usati soprattutto negli edifici secondari, prevalentemente pavimentati in mosaico: negli HOSPITALIA (n. 8), nel TRICLINIO IMPERIALE (n. 7), nelle GRANDI TERME (n. 26), nelle SOSTRUZIONI OVEST DEL CANOPO (n. 28a), e nella CASA COLONICA PRESSO PIAZZA D'ORO (n. 15b). I loro valori di lavorazione erano bassi e medi. I mosaici policromi erano presenti soltanto negli edifici nobili, prevalentemente pavimentati in opus sectile: nella BIBLIOTECA GRECA (n. 10), nel PALAZZO IMPERIALE (n. 12), nel CANOPO (n. 28), a ROCCABRUNA (n. 29), nell'ACCADEMIA (n. 30), ed a PIAZZA D'ORO (n. 15). La differenza qualitativa che intercorre fra mosaici bianco-neri e mosaici policromi è enorme:
Un altro notevole gruppo di mosaici minuti (vermiculata) fu rinvenuto nel Settecento durante gli scavi Marefoschi al PALAZZO IMPERIALE (n. 12). Fra essi è una serie di mosaici con Maschere (fig. 7), oggi conservati nei Musei Vaticani, nel Gabinetto delle Maschere, oltre ad un mosaico con Centauri attualmente a Berlino. I valori di lavorazione di questi pannelli erano alti o molto alti, con centinaia o addirittura migliaia di tessere in cento centimetri quadrati. In conclusione, a Villa Adriana vediamo sopravvivere come 'fossili' amtichi mosaici ereditati dalla preesistente villa repubblicana incorporata dalle costruzioni imperiali; assistiamo ad un 'revival' adrianeo di quegli antichi disegni, che negli HOSPITALIA vengono accostati al un nuovo repertorio di disegni calligrafici e stilizzati, che è uno dei tratti distintivi dell'età adrianea. Vi era quindi una continuità rispetto al passato ma nel contempo un profondo rinnovamento con l'introduzione di nuovi disegni. 2 - Opus sectile Era il tipo prevalente di pavimentazione negli edifici nobili, cioè della maggior parte degli edifici della Villa (si può calcolare approssimativamente che il 60-70% dei pavimenti fosse in opus sectile), ed impiegava molti tipi diversi di marmo, provenienti da cave di tutto il mondo conosciuto (un bel campionario è esposto nel Museo Didattico della Villa). Tale abbondanza di materiali pregiatissimi è un altro indice del grande lusso dispiegato nella Villa. I disegni sono stati suddivisi in tre gruppi (per i singoli disegni, vedi il link al Repertorio dell'Opus Sectile):
1 - modulo semplice: disegni formati da una sola figura geometrica elementare (triangolo, quadrato, rettangolo, esagono, rombo)
Purtroppo i marmi dei pavimenti in opus sectile sono quasi completamente scomparsi, perché nel corso dei secoli sono stati quasi tutti bruciati per farne calce. Nella malta dei pavimenti, tuttavia, sono rimaste le impronte delle lastre e, quando non siano troppo deteriorate, è ancora possibile ricostruire il disegno del pavimento. (per una discussione in proposito vedi Droit de Reponse Aiema ed il link con Bryn Mawr College Review). E' importante notare che le lastre marmoree o le loro impronte, se misurate in piedi romani, danno sempre delle misure precise, ad esempio un piede romano (= cm. 29,6), un piede e mezzo (= cm. 44,4), oppure due piedi e un quarto (= cm. 66,6) e così via. Tale corrispondenza è un elemento importante per verificare l'attendibilità delle ricostruzioni dei disegni dell'opus sectile, quando non si sono conservati i marmi. Vi era una precisa gerarchia nella scelta dei disegni: quelli più semplici erano impiegati nei corridoi (fig. 8) e negli ambienti secondari. Trattandosi di ambienti dalla forma squadrata o rettangolare, si preferivano disegni semplici e veloci da realizzare,
I disegni più complessi, che facevano uso di una grandissima varietà di colori e di marmi diversi – ed erano quindi estremamente costosi – venivano generalmente riservati agli ambienti principali e ai grandi saloni, nei quali si faceva maggior sfoggio di sfarzo e di opulenza, prediligendo materiali rari e costosi come il porfido rosso, che come si è detto per il suo color porpora era la pietra imperiale per eccellenza (fig. 9). Vi era anche un rapporto fra la forma dell'ambiente ed il tipo di disegno impiegato: ad esempio, i moduli misti (con due o più figure geometriche) erano usati soprattutto in ambienti dalla forma irregolare, come il portico antistante le BIBLIOTECHE GRECA e LATINA (n. 9 e 10). I disegni a modulo misto meglio si adattavano alle tipiche planimetrie adrianee, che prediligevano le linee curve e le absidi.
3 - Opus spicatum Veniva impiegato soltanto negli edifici secondari (prevalentemente pavimentati in mosaico, come il cortile delle GRANDI TERME (n. 26) o in quelli servili, come le CENTO CAMERELLE (n. 16). Negli edifici nobili era usato per le coperture, come nell'EDIFICIO CON TRE ESEDRE (n. 20), per impermeabilizzare il tetto. 4 - Cocciopesto Rimangono due antichi pavimenti in cocciopesto ereditati dalla preesistente villa repubblicana, inglobata nel PALAZZO IMPERIALE (n. 12): uno di essi ha il tradizionale e tipico disegno a meandro e rombi, delineati con tessere bianche (fig. 10). E' una decorazione frequentemente attestata in epoca repubblicana a Pompei ed Ercolano, ma anche nell'Agro romano, ad esempio nella villa dei Volusii di Lucus Feroniae a Fiano Romano. In epoca tardo repubblicana questo tipo di decorazione venne completamente abbandonato, preferendo i mosaici geometrici bianco neri.
Il cocciopesto privo di decorazione viene invece impiegato diffusamente nella Villa per pavimentare gli edifici di servizio come le CENTO CAMERELLE (n. 16) e la CASERMA DEI VIGILI (n. 22a), e in generale ovunque si avesse a che fare con l'acqua, per impermeabilizzare le cisterne, le coperture o le condutture idrauliche. 5 - Rivestimento in marmo bianco Il marmo bianco era costantemente impiegato nella Villa per ogni tipo di rifinitura: per le soglie delle porte, per rivestire le scale e, soprattutto, per foderare le grandi vasche, i bacini, le fontane ed i canali che decoravano molti edifici della villa. Ricordiamo ad esempio la grande Peschiera dell'EDIFICIO CON PESCHIERA (n. 22), la vasca centrale del PECILE (n. 16), l'Euripo del CANOPO (n. 28), le vasche del NINFEO STADIO (n. 21), e ancora il canale ad anello del TEATRO MARITTIMO (n. 18) e così via. Il marmo bianco rivestiva le vasche termali, per l'acqua fredda e per quella calda, in tutte e quattro le terme della Villa: le GRANDI TERME (n. 26), le PICCOLE TERME (n. 24) (fig. 11), LE TERME CON HELIOCAMINUS (n. 19) e la piccola Terma privata del TEATRO MARITTIMO (n. 18).
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