Marina De Franceschini, Villa Adriana Accademia: Hadrian's Secret Garden, I. History of the Excavations, Ancient Sources and Antiquarian Studies from the XVth to the XVIIth Centuries. Studies on Hadrian's Villa, 1. Pisa; Roma: Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2016. Pp. 234. ISBN 9788862278270. €180.00 (pb).
Recensito da Kim J. Hartswick, City University of New York (Kim.Hartswick15@cunyba.cuny.edu)
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La mia prima visita a Villa Adriana fu memorabile perché ero con un gruppo di studiosi dell'Accademia Americana di Roma guidato dall'archeologo Frank Brown, che nel 1976 era appena andato in pensione lasciando l’incarico di Professor-in-Charge della Classical School. Diversi mesi dopo tornai nella villa di Adriano con un collega e, essendo giovani e intrepidi, salimmo sulle pendici occidentali scavalcando i muri, e attraversammo il fitto sottobosco per vedere le parti più remote della Villa (e non ancora accessibili al pubblico), compresa la zona della cosiddetta Accademia. Anche ai tempi di Adriano questa "era la zona più isolata, privata e elevata della Villa" (p.161) con giardini formali e una zona sacra dedicata al culto di Iside e delle Stagioni, compresi gli edifici orientati verso i Solstizi.

Parecchi anni dopo mi sono ritrovato a frequentare un dottorato di ricerca (PhD) in Archeologia al Bryn Mawr College dove c’era un’altra nuova allieva, una studiosa italiana giovane, vivace e intelligente, Marina De Franceschini. Da allora lei ha dedicato la sua attività accademica a Villa Adriana, pubblicando diverse importanti opere tra cui (con l'astronomo Giuseppe Veneziano) Villa Adriana: architettura celeste e segreti e solstizi. Accademia Villa Adriana, 1 (recensita in BMCR 2012.08.43), che è legata al presente studio in esame. Infatti, al momento della pubblicazione, è stato considerato il primo volume di uno studio continuativo dell'Accademia.

Comunque, come indica il titolo della presente pubblicazione, è anche il primo volume di uno studio più ampio dell'Accademia, che si concentra sulle fonti antiche e sugli studi antiquari dal XV al XVII secolo. E sebbene questo volume possa essere letto e apprezzato anche da solo, per i meriti suoi propri, è preliminare a due volumi futuri: un secondo che proseguirà con la storia degli studi a partire dal XVIII secolo, ed un terzo e ultimo volume su “l'architettura, la tecnica costruttiva, la decorazione, i corridoi sotterranei, la sua posizione all’interno di Villa Adriana e il rapporto con gli altri edifici e le altre aree della villa, con ricostruzioni 3D" (18). Inoltre, per quanto riguarda il sottotitolo Hadrian’s Secret Garden (il Giardino segreto di Adriano) è un po' fuorviante perché crea l’aspettativa di una discussione sui giardini, che invece non c’è. Infatti, l'unica menzione di un "Giardino Segreto" (o di un qualsiasi giardino) è a pagina 186 dove è citato solo come Giardino segreto che un tempo esisteva all’interno di un ampio cortile porticato.

La coppia dei Telamoni in granito rosso (oggi nel Museo Vaticano), è nota almeno dal 1507 quando l'artista Antonio da Sangallo il Giovane li ha descritti nel Palazzo Vescovile di Tivoli; nel XVIII secolo Winckelmann affermò che provenivano da Villa Adriana. De Franceschini usa questi Telamoni e il loro ipotetico punto di rinvenimento nella Villa come un racconto esemplare per dimostrare che bisogna esaminare attentamente e criticamente le fonti antiquarie; che è proprio ciò che lei farà nei capitoli successivi.

Sono in sintonia con lo sforzo di Marina De Franceschini di esaminare il più possibile le fonti antiquarie e comprendere in che modo Villa Adriana sia stata vista e studiata da coloro che sono venuti prima di lei. Infatti quando possibile ho tentato di fare la stessa cosa durante i miei studi, perché sono convinto che i monumenti antichi abbiano subito non solo delle trasformazioni fisiche ma anche dei cambiamenti astratti ed intellettuali, che devono essere riconosciuti se vogliamo comprendere il nostro stesso rapporto con il passato antico.

Il libro è organizzato cronologicamente e suddiviso in sedici capitoli separati, anche se correlati fra loro, alcuni dei quali sono lunghi solo poche pagine. Vengono discussi i personaggi che hanno influenzato direttamente o indirettamente Villa Adriana e in particolare la Spianata dell'Accademia. Questo eterogeneo gruppo di studiosi, artisti, antiquari, mecenati, proprietari di terreni e altri hanno contribuito alla nostra comprensione della storia moderna della Villa e non sorprende che i loro percorsi personali e professionali a volte si intersechino, rendendo impegnativa per l’Autrice la creazione di una narrazione coerente. Tuttavia, un lettore tenace e diligente viene alla fine ricompensato da una comprensione completa dei documenti, dei disegni, delle piante e delle personalità legati a questi anni così importanti nella storia della Villa. Inoltre, il grande formato, le numerose immagini e l'uso generoso del colore, lo spessore della carta e le quattro grandi tavole allegate separatamente, rendono questo un libro impressionante e ponderoso. Tuttavia è necessario un grande spazio di lavoro, se uno vuole consultare agevolmente le planimetrie pieghevoli mentre legge il testo. Le brevi biografie, talvolta presentate come capitoli indipendenti, (sebbene, ad esempio nel caso del capitolo 8 su Ippolito D'Este, non arricchiscano di molto le nostre conoscenze sulla Villa di Adriano), aggiungono alla narrazione un aspetto di interesse umano e i riferimenti incrociati aiutano ad collegare fra loro i capitoli. Inoltre, le testimonianza scritte, quando vengono riportate nel testo, sono tutte tradotte in inglese e i testi originali sono inclusi come appendici alla fine dei capitoli – una preziosa fonte di informazioni per tutti i futuri studiosi. Incontriamo personaggi assai noti, come Biondo Flavio, Fra' Giocondo e Francesco di Giorgio Martini nel XV secolo; Andrea Palladio e Pirro Ligorio nel XVI secolo; Francesco Contini (creatore della prima pianta completa e descrizione della Villa), Cassiano dal Pozzo e Athanasius Kircher nel XVII secolo, e numerosi altri che avevano delle proprietà all'interno dei confini della Villa (e scavarono alla ricerca di antichità, in particolare sculture), che hanno scritto studi storici, o che hanno promosso scavi e ricerche. Pirro Ligorio è una delle figure più importanti nela storia di Villa Adriana perché è lui che ha identificato e denominato gli edifici seguendo quelli menzionati nell’Historia Augusta e ha offerto un itinerario topografico che inizia con il Pecile, dove ancor oggi i visitatori moderni del sito incontrano la Villa per la prima volta. È ancor più doloroso che siano sopravvissuti così pochi dei suoi disegni della Villa: il racconto di Marina De Franceschini su ciò che ne è successo si legge come un romanzo giallo (p. 84). I disegni architettonici hanno un ruolo molto importante nella sua storia e come tali sono analizzati sia individualmente che in modo generale. In particolare, queste antiche piante possono ora essere confrontate a quelle nuove disegnate per questa pubblicazione. Ovviamente [dalle piante antiche] bisogna aspettarsi inesattezze e fantasie che da una parte sono il risultato dell'inaccessibilità delle rovine e dall'altro nascono dalle diverse motivazioni degli artisti. Tuttavia è sorprendente quanto le vecchie piante corrispondano ampiamente e talvolta in dettaglio a quello che è ancora oggi visibile e misurabile (vedi ad esempio Figura 42, p. 199). Oltre all'architettura, anche le sculture vengono discusse in vari capitoli, secondo l’epoca in sono state scoperte. Non sorprende che Pirro Ligorio abbia ancora una volta un ruolo importante, anche se le sue osservazioni tipicamente criptiche non sempre sono utili per identificare queste sculture, a meno che non indichi chi le possedeva alla sua epoca o non offra alcuni dettagli determinanti come "due figure sedute con un Cane sotto la loro sedia "(p.44). Altri hanno segnalato reperti scultorei e quando sono pertinenti a questo studio sono stati discussi brevemente. Tuttavia, fra tutte le sculture menzionate da Marina De Franceschini il racconto più dettagliato è quello dei cosiddetti Candelabri Barberini, ritrovati nel XVII secolo nella proprietà Bulgarini. Non solo presenta la controversia sul loro punto di rinvenimento e racconta quanto Thomas Jenkins abbia desiderato appropriarsene, ma fa un'analisi dettagliata delle loro condizioni fisiche e dei loro restauri, e discute sul loro possibile significato e utilizzo. Questo è sicuramente un prezioso contributo allo studio di queste importanti opere d'arte e sarà un punto di partenza per ogni ulteriore studio su di esse. La determinazione di Marina De Franceschini nel ricercare tutti i materiali pertinenti e nell’analizzarli in così grande dettaglio è impressionante. La sua vasta conoscenza della Villa Adriana si è sviluppata nel corso di diversi decenni di indagini dirette, di attenta e scrupolosa ricerca d'archivio; la pubblicazione dei risultati le permette prender posto fra gli studiosi di cui si è occupata nell’essere basilare per la nostra comprensione di uno straordinario, intrigante ed enigmatico antico sito romano.