Il nome Piazza d’Oro ovviamente è di fantasia, ed evoca la leggenda tiburtina della “Carrozza d’oro di Adriano” che si troverebbe sepolta da qualche parte.

Della preziosa la decorazione di questo edificio restano solo parti di un rilievo con scene di caccia ed amorini. Alcuni frammenti sono nei Musei Vaticani: in uno si vede una capra, un amorino con un lancia ed un albero di quercia con le ghiande; e in un altro un cervide con dietro un albero di alloro, scene di caccia con un leone e una palma. Altri frammenti sono accatastati da decenni in un ambiente laterale di Piazza d’Oro; meriterebbero di essere restaurati ed esposti nell’Antiquarium della Villa.

Il Vestibolo d’ingresso ottagonale con cupola a spicchi dà accesso a un vastissimo giardino con vasche per l’acqua, circondato da un doppio portico con le pareti decorate da piccoli archi con semicolonne. I pavimenti erano in opus sectile di marmi preziosi e in mosaico policromo; i capitelli e le lesene di ordine corinzio erano in marmo bianco.

La grade esedra centrale in fondo (chiusa ai visitatori ma visibile da lontano) ha sette nicchie dalle quali getti d’acqua scendevano a cascata in un canale, e poi defluivano nelle vasche del giardino. Nelle nicchie erano sistemate delle sculture andate perdute e restavano alcuni marmi che le incorniciavano.

Sul lato orientale è sistemato un grande Triclinio estivo: aveva davanti una vasca e si affacciava sul panorama verso la Valle di Tempe e la cosiddetta "Arena dei Gladiatori", una struttura ovale visibile nel Plastico ricostruttivo, di cui non si sa nulla.

La pianta dell’edificio è assai simile a quella della Stoà di Adriano in Atene, che era sede di una Biblioteca. Forse Piazza d’Oro aveva la stessa funzione: il portico esterno ha una serie di nicchie che potevano servire per riporre papiri e testi antichi. Dato che l'imperatore Adriano era molto colto, amante dello studio e delle arti, questo edificio potrebbe essere il "Centro culturale" della sua Villa.