VILLA ADRIANA – GLI «INFERI»: UN MISTERO NEL BOSCO
Perché si chiamano «Inferi»? Tutto parte dal celebre passo dell’Historia Augusta in cui Publio Elio Sparziano descrive brevemente di Villa Adriana: «La sua villa tiburtina fu costruita meravigliosamente ed egli diede a parti di essa i nomi più celebri delle province e dei luoghi, chiamandole ad esempio Liceo, Accademia, Pritaneo, Canopo, Pecile e Tempe. E per non omettere nulla, fece persino gli inferi».
A partire dal Rinascimento tutti gli studiosi di Villa Adriana hanno cercato di rintracciare quegli edifici, e gli Inferi non fanno eccezione. Pirro Ligorio li identificò in questo luogo grazie al rinvenimento di una statua di Ercole col cane Cerbero, il mitico guardiano dell’Ade.
Nel Seicento e Settecento Francesco Contini e Giovan Battista Piranesi ebbero invece un approccio più razionale, e compresero che la grotta era un ninfeo con fontana, lasciando perdere gli Inferi e le leggende.
Ricostruzione degli Inferi nel Plastico Gismondi
L’area non è mai stata aperta al pubblico ed è difficile da trovare anche per chi conosce bene la Villa: bisogna farsi strada in un fitto bosco, ma ne vale la pena.
La Valle degli Inferi è stretta e lunga, infossata nel banco di tufo. Probabilmente era una cava, che Adriano riutilizzò trasformandola in un Ninfeo suggestivo e misterioso. In fondo alla Valle si intravvede una Grotta in parte scavata nel tufo, e in parte costruita in muratura, che ha una fenditura al centro della parete di fondo dalla quale un tempo sgorgava una cascata d’acqua.
Nei lati della Grotta si aprono due porte che danno accesso a due corridoi sotterranei scavati nel tufo. Prendono luce da oculi che si aprono sulle volte, e con un lungo percorso circolare sbucano nelle pareti rocciose della Valletta.
L'altra estremità del corridoio curvo che sbuca nella Valle degli Inferi
Grotta e corridoi sono rivestiti da uno speciale cocciopesto che imita le rocce naturali, e attorno alle porte si vedono i tartari (finte stalattiti) con tracce di colore azzurro. La Grotta con la fontana non è mai stata scavata e doveva avere davanti un lungo bacino d’acqua, individuato da sondaggi recenti.
La Grotta degli Inferi con la cascata è molto simile ad un antichissimo Ninfeo del IV sec, a.C. che si vede a Siracusa sopra al Teatro Greco. E’ una grotta artificiale scavata nella roccia, dove ancor oggi l’acqua sgorga copiosa da uno speco antico.
Sulla terrazza soprastante sappiamo da Cicerone che vi era un tempio di Demetra e Kore. Forse anche gli Inferi coi loro corridoi sotterranei erano dedicati a quel culto misterico.