©MarinaDeFranceschini - Progetto Accademia
25 - TERME CON HELIOCAMINUS Descrizione
Questo impianto termale deve il suo nome alla sala circolare HL17 che ha una grandiosa cupola ancora in piedi per metà.
Nel 1922 fu scavata da Paribeni che non trovò tracce di condutture per l’acqua e ne dedusse che fosse l’ “Heliocaminus“ di cui parlano alcune fonti antiche, che veniva usato per i bagni di sole e le sabbiature.
Gli studi della Verduchi e di Cicerchia hanno dimostrato che in realtà si trattava di una sudatio, cioè dell’ambente più caldo della terma.
Negli ambienti HL2-3-4 era l’apodyterium, ovvero lo spogliatoio, mentre negli ambienti HL11, 15 e 16 erano i tepidaria, mediamente riscaldati. L’ambiente più caldo era HL14 con vasca per l’acqua calda.
Il Frigidarium delle Terme
Il Frigidarium, ovvero l’ambiente destinato ai bagni freddi era HL9, riccamente pavimentato in opus sectile con lastre di marmo cipollino. Si apriva con due colonne sul portico HL5, che circondava la grande vasca HL6 nella quale si scendeva con gradini. Una seconda vasca più piccola era nella nicchia HL10.
La sala ottagona HL18 ha quattro nicchie semicircolari sui quattro lati, e la sua copertura è perfettamente conservata. Negli ambienti HL19, 20 e 22 si conservano parte dei di pavimenti in opus sectile o le impronte delle lastre di marmo. In altri si vedono le suspensurae ricostruite, cioè quei pilastrini mattoni che servivano a sopraelevare i pavimenti in modo da creare sotto di essi un’intercapedine nella quale veniva immessa l’aria calda del riscaldamento.
In questo edificio è stata rinvenuta una copia della statua di Afrodite accovacciata di Doidalses, ed altre sculture oggi nel Museo Nazionale Romano di Roma.
Praefurnium della Terma
Destinazione d’uso
La ricca decorazione con pavimenti in opus sectile indica che l’edificio faceva parte dei quartieri nobili, ed era l’impianto termale ad essi riservato, mentre le Piccole Terme erano esclusive della Residenza Imperiale.
Da notare l’uso del marmo cipollino che ricorre di frequente negli impianti termali per il suo colore con striature verde acqua che ricordano appunto l’acqua.
VEDI: Marina De Franceschini, Villa Adriana. Mosaici, pavimenti, edifici. Roma 1991, pp. 175-184 e 422-427.
Cicerchia 1985; Manderscheid 1998 e 2010; Paribeni 1922; Sgalambro 2009; Verduchi 1975.