©MarinaDeFranceschini - Progetto Accademia
31 - EDIFICIO CON TRE ESEDRE
Descrizione
L’ingresso avviene dal Pecile, mediante i due corridoi TE2 e TE3 che fiancheggiavano la grande fontana centrale TE1.
Al centro è la grande corte TE5 pavimentata in opus sectile, che ha in fondo una delle tre esedre che danno il nome all’edificio, TE12, preceduta da una nicchia semicircolare e decorata da due fontane; dietro di essa è un portico semicircolare sostenuto da colonne.
Edificio con Tre Esedre
Ai due lati della corte TE5 sono i portici gemelli TE6, sui quali si aprono le altre due esedre, TE7 a ovest e TE15 a est. Tali esedre erano in realtà dei piccoli giardini con al centro una fontana quadrata, e all’esterno hanno i portici semicircolari TE9 e TE17. Gli ambienti quadrati TE8, 10, 14 e 16 fungevano da cerniera fra i vari portici.
Tutti gli ambienti erano pavimentati in opus sectile, studiati da Chillman nel 1920; un tempo si vedevano alcuni tratti restaurati con bellissimi marmi policromi, ma è sono stati coperti con pozzolana per ripararli dagli agenti atmosferici. Recenti scavi hanno rinvenuto frammenti del rivestimento marmoreo parietale, dal quale è stato possibile ricostruire un quadretto con un auriga e una cornice a treccia.
Sul lato est dell’edificio vi sono altri ambienti molto vasti ed alti. TE20 è la sala più importante e monumentale, pavimentata in opus sectile. Le pareti erano completamente rivestite di marmi: i fori per le grappe delineano grandi pannelli rettangolari. Al centro delle pareti nord e sud si vedono grandi incassi rettangolari in cui dovevano essere inseriti bassorilievi marmorei che naturalmente sono andati perduti.
Tracce di bassorilievi alle pareti
Al centro del lato est della sala si apre una finestra verso la nicchia TE21, dalla quale si ha una veduta prospettica e assiale verso il Ninfeo Stadio e l’Edificio con Peschiera.
Non vi è però un passaggio diretto: bisognava seguire un percorso tortuoso attraverso i due ambienti laterali TE23 e TE6, raggiungendo gli ambienti TE22 e TE25 dai quali si entrava nei portici del Ninfeo Stadio.
Si tratta di un tipico espediente dell’architettura adrianea, doppi ingressi dissimulati che fanno anche da filtro di sicurezza e creano un effetto sorpresa.
Destinazione d'uso
La preziosità della decorazione, i pavimenti in marmo, l’architettura monumentale indicano che questo edificio apparteneva ai quartieri nobili imperiali. In particolare, se lo si inquadra nel complesso che abbiamo chiamato Residenza Imperiale si comprende che esso ne costituiva l’ingresso monumentale, un sorta di atrio.
In questo edificio vengono riprodotti su scala imperiale gli elementi tradizionali della domus romana: l’atrio con fontana TE1, il portico TE5 sul quale si priva un grande ambiente con funzione di tablinum, TE20, riccamente decorato.
Notevoli i capitelli a forma di delfino e le basi delle colonne con finissimi intagli che sembrano ricami.
L’Edificio con Tre Esedre è stato interpretato da Kähler come triclinio monumentale in base al confronto con la Coenatio Jovis del Palatino a Roma, che ha una forma simile. Tale ipotesi però è poco probabile perché i triclini non potevano essere sistemati nelle tre esedre, che erano dei piccoli giardini, tantopiù perché sarebbero stati sotto il sole.
La Salza Prina Ricotti sistemava i letti triclinari nei portici semicircolari, idea altrettanto improbabile, anche perché nel vicino Ninfeo Stadio vi era un triclinio NS17.
Vedi n. 4 - La Residenza Imperiale di Villa Adriana nella sezione Scopri la Villa
VEDI: Marina De Franceschini, Villa Adriana. Mosaici, pavimenti, edifici. Roma 1991, pp. 205-215 e 498-504.
Chillman 1920; Paribeni 1922; Kähler 1950; Von Mercklin 1962; Salza Prina Ricotti 1987; Salza Prina Ricotti 1988; Giubilei 1990; Rakob 1987; Krause 2000; Rustico 2007; Cinque Lazzeri 2012; Galli 2013; Ravasi 2015.
Virtual World Heritage Laboratory: http://www.youtube.com/watch?v=dNx76mUv3o0