©MarinaDeFranceschini - Progetto Accademia
2 - PALESTRA Descrizione
La Palestra è uno degli edifici meno conosciuti della Villa, è stata danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ed è stata scavata a partire dal 2005 da Zaccaria Mari e Sergio Sgalambro della Soprintendenza Archeologica del Lazio [vedi bibliografia]. Non è mai stata aperta al pubblico.
Il nome Palestra fu coniato nel Cinquecento da Pirro Ligorio perché vi rinvenne quattro busti in marmo rosso che interpretò come busti di atleti, dato che portano una corona di foglie d’olivo sulla testa.
Busto in marmo rosso rinvenuto nella Palestra
In realtà si trattava di sacerdoti del culto della dea egizia Iside, quindi questo complesso doveva essere legato al suo culto, come dimostra il rinvenimento di una testa colossale di Iside in quest’area (erroneamente attribuita al Canopo).
Inoltre in alcuni ambienti incorporati dalle costruzioni settecentesche del conte Fede, gli stucchi del soffitto sono decorati con simboli isiaci, studiati da Mariette de Vos e Caterina Ognibeni dell’Università di Trento.
La Palestra è composta da più corpi di fabbrica con diverso orientamento, in parte incorporati in alcuni casali del Settecento costruiti dal conte Fede e raffigurati nella pianta di Ristori e Gabbrielli.
Il primo edificio A-B ha due piani. Quello inferiore serviva come sostruzione per compensare il dislivello del terreno ed aveva due criptoportici concentrici, ancora ben conservati.
Uno dei criptoportici della Palestra
Vi è anche una sorgente d’acqua ancora attiva, ed infatti il sito viene chiamato “Casa del Fontanile“. All’esterno sul lato nord si vede un muro di contenimento con piccoli archi.
Il piano superiore dell Palestra aveva una grande corte rettangolare circondata da un doppio portico con pilastri di cui è rimasto ben poco.
Qui sono stati rinvenuti i pavimenti in opus sectile, alcuni in marmo cipollino, proprio come scriveva nel Cinquecento Pirro Ligorio nei suoi Codici, il che conferma dell’attendibilità delle sue descrizioni.
L’edificio C ha ancora mura molto imponenti, ed è stato usato per decenni come garage e magazzino; vi si accede da uno degli archi di un grande muro perimetrale conservato per notevole altezza.
Uno dei grandi muri della Palestra
L’ambiente centrale, che è diventato un cortile, ha perso la sua volta a crociera. Su di esso si aprivano diversi ambienti, alcuni quasi completamente interrati e di difficile accesso, dove si sono conservati parti di soffitti in stucco.
L’edificio D è stato trasformato in un casale dal conte Fede e per decenni usato come abitazione del direttore del personale, sistemata al piano superiore. Il piano inferiore, trasformato in cantina, conserva ancora i soffitti in stucco molto anneriti, decorati con simboli isiaci; vi sono cubicoli e due latrine singole, quindi serviva come abitazione, probabilmente destinata ai sacerdoti del culto di Iside. [FIG. …]
Tale culto doveva avere il suo tempio nell’edificio E, detto “Sala ipostila”, che è stato scavato in anni recenti dalla Soprintendenza con Zaccaria Mari, e non era indicato nelle piante antiquarie.
La facciata si apre verso nord-ovest ed è preceduta da una scalinata monumentale in marmo. L’interno era pavimentato in opus sectile e si sono trovati rocchi di colonne e preziosi capitelli compositi.
Durante lo scavo è stata rinvenuta una Sfinge in marmo bianco (non in sito) ed anche una scultura del falco Horus, che confermano il carattere egizio della decorazione e fanno pensare che questo fosse appunto un tempio dedicato alla dea Iside.
Vicino alla Sala ipostila si trova infine l’edificio F, un piccolo casale costruito nel Settecento inglobando ruderi romani; è detto “Casina degli Architetti“, perché venne utilizzato dagli architetti che in quell’epoca venivano a studiare e rilevare la Villa.
Destinazione d'uso
Data la sua decorazione in stile egizio questo complesso doveva essere dedicato alla dea Iside, e comprendeva una grande piazza porticata, un sacello (la Sala Ipostila) e case di abitazione per i sacerdoti.
Da notare la vicinanza con il Teatro Greco: i santuari di Iside sorgevano quasi sempre vicino ad un teatro, nel
quale si svolgevano cerimonie e sacre rappresentazioni legate al suo
culto.
Vedi: Marina De Franceschini, Villa Adriana. Mosaici, pavimenti, edifici, 1991, pp. 597-600.