L’archeoastronomia è una scienza multidisciplinare relativamente recente che studia l’orientamento astronomico degli edifici antichi nei quali si verificano speciali fenomeni luminosi o illuminazioni, dette anche ierofanie (cioè apparizioni sacre) in determinate date-chiave.
Particolarmente suggestiva l’illuminazione che si vede ancor oggi ad
Abu Simbel (in Egitto), dove i raggi del Sole entrano nel corridoio centrale del Tempio e illuminano le statue delle divinità che si trovano in fondo ad esso.
Ciò avviene soltanto due volte all’anno, il 21 febbraio e il 21 ottobre, date che corrispondevano al giorno di nascita e di ascesa al trono del suo costruttore, il faraone Ramesse II e anche alle piene del Nilo.
Fra i siti più famosi ricordiamo
il complesso preistorico di Stonehenge (in Inghilterra), orientato in modo tale che all’alba del Solstizio estivo si vede il Sole che sorge in corrispondenza di un monolite.
Un altro esempio si trova
a Chichen Itzà (in Messico), dove nei giorni degli Equinozi un “serpente di luce” compare lungo i gradoni della piramide di El Castillo.
A che cosa servivano queste illuminazioni? A misurare lo scorrere del Tempo.
Quando gli uomini preistorici – cacciatori e raccoglitori seminomadi – divennero stanziali, dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento, iniziarono a misurare il Tempo per poter prevedere il ciclo delle Stagioni, stabilendo le date opportune per la semina e il raccolto, dalle quali dipendeva la sopravvivenza del gruppo.
A tale funzione eminentemente pratica venne ben presto sovrapposta
una valenza sacra e simbolica, dato che già in epoca preistorica dovettero esistere rituali magico-religiosi volti a propiziare un buon raccolto e a scongiurare carestie e calamità naturali.
Il modo più semplice per misurare il Tempo è sempre stato osservare il moto apparente del Sole. Ci si accorse che d’estate le giornate erano più lunghe e che il Sole tramontava nel punto estremo del suo percorso, oltre al quale non andava.
Quindi se un edificio
era orientato in modo che i raggi del Sole vi entrassero solo al tramonto o all’alba del Solstizio estivo (21 giugno) o di quello invernale (21 dicembre), quando i raggi vi entravano di nuovo voleva dire che
era passato esattamente un anno.
Ciò permetteva di controllare la precisione del Calendario per scopi agricoli ma anche per celebrare nei giorni giusti i rituali e sacrifici volti a ingraziarsi la divinità, che da sempre è stata identificata con il Sole che assieme all’acqua è fonte di vita.
Le prime strutture orientate furono dolmen e menhir, poi si passò a edifici in muratura o scavati nella roccia, sempre più grandi e complessi. Dato che il moto del Sole è uguale in tutto il pianeta, edifici orientati che creano fenomeni luminosi sono stati costruiti in molte culture, in tutte le epoche e a diverse le latitudini, fin dalla Preistoria, orientandoli prevalentemente verso i Solstizi.
Nell’antica Roma la funzione sacra della misurazione del Tempo (e del controllo del Calendario) venne affidata al Pontifex Maximus, la più importante carica sacerdotale dell’epoca repubblicana, che in seguito passò agli Imperatori e successivamente verrà ereditata dai Papi assieme a numerosi altri simboli del Potere imperiale.
Potere politico e potere religioso erano tutt’uno e per i Romani era indispensabile che feste e sacrifici venissero celebrati nel giorno giusto e al momento giusto secondo un rituale meticoloso, per essere sicuri che fossero graditi alla divinità.
METODO Una volta identificato un edificio in cui avvengono le illuminazioni è opportuno seguire una procedura ben definita per stabilire se davvero fosse orientato astronomicamente e comprenderne il significato simbolico.
In questo genere di ricerca è indispensabile un approccio multidisciplinare, ed è stata
fondamentale la collaborazione con l’archeoastronomo Giuseppe Veneziano dell’Osservatorio Astronomico di Genova-Sestri, socio fondatore dell’Alssa (Associazione Ligure per lo Sviluppo degli Studi Archeoastronomici).
Ognuno di noi ha operato nell’ambito delle sue competenze – Archeologia e Astronomia – e insieme abbiamo ottenuto risultati nuovi e inediti.
Giuseppe Veneziano si occupa della parte matematica dello studio, Astronomia con calcoli e misurazioni:– Calcolo delle coordinate geografiche (latitudine e longitudine) dell’edificio in esame (Google Earth)
– Misurazione dell’orientamento (azimut) dell’edificio con foto satellitari e sul posto con la Bussola, Squadro sferico ed altri strumenti
– Compilazione di una tabella con gli orientamenti (azimut) del Sole durante i Solstizi e gli Equinozi nella località in esame
– Ricostruzione dell’orientamento del Sole in antico (con softwarecome Stellarium o Starry Night Pro) e confronto con quello dell’edificio
– Indicazione della data-chiave e ora precisa della illuminazione per la verifica
– Calcolo del Mezzogiorno locale e dell’orizzonte locale
Marina De Franceschini si occupa invece della parte “umanistica”, cioè Archeologia e Antropologia.– Studio delle fonti antiche che descrivono l’edificio
– Ricerche d’archivio in Soprintendenze e biblioteche
– Verifica dell’originalità delle strutture visibili con esame diretto
– Studio dei rinvenimenti, ad esempio sculture di divinità
– Confronto della data-chiave individuata dall’archeoastronomo col Calendario antico, per verificare se in quei giorni vi fosse qualche importante festa religiosa – ad esempio i Saturnalia che si celebravano al Solstizio invernale.
– Ipotesi sulla funzione e significato simbolico dell’illuminazione dell’edificio
Una volta compiuto questo percorso si può passare all’ultima importantissima fase:
– Osservazione diretta sul posto del fenomeno luminoso nella data indicata, per verificare l’esattezza dei calcoli moderni e delle ipotesi
Alla fine di questo percorso di studio, una volta confermato l’orientamento astronomico e l’esistenza anche in antico della illuminazione, l’Archeoastronomia diventa
una chiave di lettura nuova che si affianca a quelle tradizionali per aiutare a comprendere meglio la funzione ed il significato simbolico degli edifici antichi.
Nel caso dei nostri studi ha permesso di dare una nuova interpretazione sulla funzione e significato dell’Accademia nella Villa Adriana di Tivoli, praticamente sconosciuta, proponendo nuove ipotesi. Lo stesso vale a Roma nel caso del Pantheon e di Castel Sant’Angelo.
Abbiamo scoperto illuminazioni nella Villa di Tiberio a Sperlonga, nella Villa JOvis di Capri, nel Palazzo di Diocleziano a Spalato e di molti altri siti. Siamo stati i pionieri dell’Archeoastronomia culturale romana.
È opportuno sottolineare l’importanza dell’approccio multidisciplinare. È ovvio che l’archeologo non sempre sappia usare gli algoritmi e lo squadro sferico, ma è altrettanto ovvio che l’astrofisico o l’archeoastronomo raramente sappiano individuare le parti originali di un monumento in base alle antiche tecniche costruttive, e non sempre possano interpretare correttamente le fonti antiche.
L’Archeoastronomia è una scienza seria che si tiene ben distante da certi ciarlatani che pensano che le piramidi di Giza siano state costruite dagli extraterrestri perché sono orientate come la costellazione di Orione nel 10.000 a.C. e similari.
Quindi è importante elaborare le proprie ipotesi in modo serio e scientifico sulla base di dati reali e non di fantasie, esaminare criticamente le fonti antiche leggendo i testi originali, osservare e rilevare i monumenti dal vero, e
tenere i piedi per terra senza voli di fantasia.