©MarinaDeFranceschini - Progetto Accademia
Parte 2 - Gli imperatori romani e le loro ville
Quando Roma divenne la maggior potenza del Mediterraneo e conquistò la Grecia, i Romani furono a loro volta ‘conquistati’: rimasero abbagliati dalla bellezza dell’arte greca ed ellenistica e, inevitabilmente, dal lusso delle dimore regali, subito imitate dai senatori romani.
Già a partire dal primo imperatore – Augusto – i regnanti romani costruirono grandi ville suburbane, le ‘ville di otium’ di cui parlano gli scrittori latini: sontuose residenze di campagna che si ispiravano appunto alle regge ellenistiche.
L’esempio degli imperatori venne subito seguiti dai grandi aristocratici romani, che ci hanno lasciato alcune delle ville più monumentali del suburbio di Roma: la Villa dei Quintili, la Villa dei Sette Bassi o la Villa dei Gordiani. [Vedi in proposito il libro Ville dell’Agro Romano di Marina De Franceschini].
In pratica, fin dall’inizio dell’impero possedere villa di lusso circondata da una vasta tenuta divenne quasi un obbligo per ogni imperatore romano. Augusto ebbe la prima villa imperiale suburbana a Prima Porta, vicino Roma, con un triclinio sotterraneo decorato da splendidi affreschi [FIG. 2 ] che simulavano un giardino (oggi conservati nel Museo di Palazzo Massimo a Roma), e forse ebbe una villa anche a Tivoli.
Fig. 2 - Affresco nella Villa di Livia a Prima Porta
L’imperatore Tiberio possedeva una villa marittima a Sperlonga con uno spettacolare triclinio estivo costruito all’interno di una grotta aperta sul mare; quando si ritirò a Capri si fece costruire la Villa Jovis, che secondo le fonti latine era solo una di ben dodici ville.
Anche Nerone volle avere una sua ‘villa’, ma nel cuore stesso di Roma: la Domus Aurea sfavillante d’oro, distrutta dopo la sua morte; ebbe un’altra villa di campagna a Subiaco, dotata persino di un lago artificiale grazie alla costruzione di una diga.
L’imperatore Domiziano a sua volta costruì magnifiche ville scegliendo alcune della località più belle nei dintorni di Roma come Castelgandolfo sul lago di Albano o la laguna presso il promontorio del Circeo (l’attuale Sabaudia).
Anche Traiano ebbe una villa marittima a Centocelle (ancora da identificare con certezza) e una grande villa di campagna ad Arcinazzo, decorata da stucchi e marmi pregiati.
Dopo Adriano altri imperatori costruirono ville suburbane, ad esempio Lucio Vero che ne ebbe una al V miglio della via Clodia o più tardi Massenzio con il circo ed il Mausoleo di Romolo sulla via Appia.
L’ultimo e più grandioso esempio di questo genere di residenza imperiale può essere considerato il Palazzo di Diocleziano a Spalato.
L’iconografia del potere imperiale romano come si è detto deriva da quella egizia e da quella ellenistica: é un’immagine ben definita, dove il lusso era espressione stessa del potere.
Lusso e sfarzo erano esibiti come status symbol nella decorazione dei palazzi in città, o delle ville nel suburbio, al mare o in campagna, che appartenevano alla Casa imperiale.
Il lusso permeava tutto: il modo in cui l’imperatore si vestiva con tessuti raffinati e gioielli preziosi; gli ambienti dove viveva, con vasellame e suppellettili in oro o argento; le spettacolari cerimonie pubbliche a cui partecipava.
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