CLEOPATRA ED IL PANTHEON
Cleopatra è un mito del fascino femminile: non era bellissima, ma ammaliava con la sua voce suadente, la brillante conversazione e vasta cultura, e parlava molte lingue.
Come era già avvenuto con Giulio Cesare e Gneo Pompeo, Marco Antonio venne facilmente sedotto fin dal loro primo incontro a Tiro, dove lei risalì il fiume Cidno a bordo di una nave dorata con remi d'argento e vele di porpora.
Plutarco racconta che Cleopatra «giaceva sotto un baldacchino tempestato d'oro, adorna come Venere, mentre fanciulli come Amorini dipinti stavano da entrambe le parti e le facevano vento. Allo stesso modo anche le più belle delle sue ancelle, vestite come Nereidi e Grazie, erano di stanza, alcune ai timoni, altre alle corde di terzaroli. Profumi meravigliosi di innumerevoli offerte di incenso si diffondevano lungo le rive del fiume».
Un arrivo spettacolare, paragonabile a quello inscenato a Roma davanti a Giulio Cesare, immortalato nel 1963 nel kolossal Cleopatra con Elisabeth Taylor.
Plinio il Vecchio racconta invece di un'incredibile scommessa fra i due amanti: per dimostrare la sua ricchezza e magnificenza, Cleopatra promise a Marco Antonio di spendere per una sola cena con lui un milione di sesterzi.
La prima portata, per quanto servita col massimo sfarzo, non fu nulla di eccezionale e Marco Antonio chiese beffardo di vedere il conto. Cleopatra replicò dicendo che la seconda portata sarebbe stata per lei sola, e sarebbe costata almeno seicentomila sesterzi.
Come scrive Plinio «lei aveva alle orecchie due perle preziosissime, gioielli singolari e unici al mondo, che erano una meraviglia della Natura». I servi portarono in tavola una sola coppa d'oro piena di aceto e «mentre Antonio la guardava con aria malinconica, e si chiedeva cosa avrebbe fatto, lei prese una perla dall'orecchio, la immerse nell'aceto e, non appena si fu liquefatta, la bevve».
Lucio Munazio Planco, arbitro della contesa, le afferrò la mano e dichiarò a tutti che Marco Antonio aveva perso la scommessa, impedendole di sciogliere la seconda perla nell'aceto.
Qui entra in scena il Pantheon, perché la perla rimasta fu tagliata a metà, ricavando due orecchini per la statua della dea Venere che si trovava al suo interno.
Spiega infatti Plinio: «Quella fu la fine di una perla… E dopo che questa coraggiosa regina, vincitrice di una scommessa così grande, fu presa prigioniera e privata della sua proprietà regale, l'altra perla fu tagliata in due, affinché rimanesse alla posterità in memoria di quella mezza cena, appesa a entrambe le orecchie di Venere a Roma, nel tempio Pantheon».
Si trattava naturalmente del primo Pantheon, quello costruito e dedicato da Agrippa nel 27 a.C., come sappiamo dall'iscrizione col suo nome che Adriano volle mantenere sul frontone quando ne terminò la ricostruzione nel 125 d.C. circa.
Sappiamo che all'interno del primo Pantheon fu posta la statua di Giulio Cesare divinizzato, accanto a quelle delle divinità protettrici della Gens Iulia: Marte e Venere, che fu adornata con gli orecchini ricavati dalla preziosissima perla di Cleopatra.
Le statue di Augusto e di Agrippa furono invece sistemate nel portico esterno, su espressa richiesta di Augusto stesso.
Questo e molto altro sul Pantheon, la sua storia millenaria ed i suoi segreti costruttivi potete leggere nel nostro libro Pantheon. Architettura e Luce, anche in lingua inglese.
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