©MarinaDeFranceschini - Progetto Accademia
53 - ROCCABRUNA Descrizione
Poco prima della Sostruzioni ovest del Canopo un sentiero conduce a Roccabruna, che si trova all’estremità nord-ovest della Spianata dell’Accademia, di cui era l’accesso principale.
Attualmente resta solo un grosso cubo in muratura, che un tempo era sormontato da una Tempietto ottagonale, i cui resti crollati sono visibili tutto intorno. Nel Cinquecento al posto del tempietto fu costruito il Casino dei Soliardi, poi demolito nel 1881.
L’ingresso principale Rb5 era preceduto dal portico Rb2 sul quale si aprivano due grandi absidi Rb3-4.
La sala principale Rb6 ha quattro nicchie semicircolari sugli assi diagonali e quattro nicchie rettangolari; la prima verso Rb5 è la porta di ingresso, le altre due laterali hanno grandi finestre mentre la nicchia di fronte all’ingresso ospitava una statua.
Questa grande sala è coperta da una cupola cieca ed era pavimentata in opus sectile con un disegno a triangoli concentrici, di cui si vedono le impronte.
Da una delle nicchie rettangolari si passa al corridoio Rb7 e poi all’ambiente Rb8 che ospitava una latrina singola simmetrica dell’altra latrina Rb21 dove nel Settecento i Gesuiti, allora proprietari dell’edificio, costruirono una cappella.
Sul retro dell’edificio verso il terrapieno è il corridoio Rb9 che dà accesso ad alcuni ambienti Rb10-12 che sostruivano la scala del piano superiore.
Altri ambienti e corridoi si trovano sul lato nord-est dell’edificio ed erano pavimentati in mosaico.
A lato del piano inferiore c’è una rampa inclinata sostenuta da archi che dà accesso alla Spianata dell’Accademia e al piano superiore di Roccabruna, dove c’era un Tempietto che è stato studiato e ricostruito da Lugli nel 1940.
Era a pianta ottagonale, con sedici colonne doriche, e vi si saliva con una larga scalinata. A lato era un corridoio Rb23 che scendeva a un piccolo ambiente con alcova, entrambi pavimentati in mosaico. Poco lontano era una latrina singola.
Il corridoio RB23 che scende al cubicolo
Roccabruna è un esempio di architettura ‘acrobatica’ perché ha due cupole sovrapposte, quella cieca della sala Rb6 al piano inferiore, e quella con oculo del Tempietto al piano superiore. Ciò è possibile perché i muri del piano inferiore sono spessi oltre 3, quindi il peso delle colonne e del tempietto gravitava su di essi e non sulla cupola.
Infine da Roccabruna partiva un percorso sotterraneo riservato ai servitori che raggiungeva l’Accademia e il Grande Trapezio.
Destinazione d’uso
La presenza di pavimenti in opus sectile, le latrine singole, la ricca decorazione marmorea e la posizione dominante indicano che Roccabruna apparteneva ai quartieri imperiali.
Era visibile da tutta la campagna circostante e quindi era un ‘segnale’ della presenza e potenza dell’imperatore, un po’ come il Trofeo di Augusto a La turbie in Francia.
Roccabruna è stata spesso considerata una Torre di avvistamento o un osservatorio astronomico, e questa ipotesi è stata rafforzata dai nostri studi di Archeoastronomia.
Illuminazione con la Lama di Luce nella sala RB6 di Roccabruna
Tramonto del Solstizio estivo - Archeoastronomia
Partendo dalle scoperte di Robert Mangurian e Mary Ann Ray, e unendole ai nostri studi sull’Accademia, abbiamo compreso che Roccabruna era orientata astronomicamente in modo da creare speciali illuminazioni al tramonto del Solstizio estivo, che si vedono ancora oggi. Altre erano visibili all’alba del Solstizio invernale nel Tempietto del piano superiore.
Roccabruna faceva quindi parte di un paesaggio sacro e assieme alla Accademia e alla spiana omonima era la vera e propria acropoli della Villa, dedicata al culto di Iside.
Lo spieghiamo nel volume Villa Adriana. Architettura Celeste. I segreti dei Solstizi.
Bibliografia:
Marina De Franceschini, Villa Adriana. Mosaici, pavimenti, edifici. Roma 1991, pp. 315-320 e 577-581, con bibliografia precedente
Marina De Franceschini, Giuseppe Veneziano, Villa Adriana. Architettura Celeste. I segreti dei Solstizi. 2011, pp. 111-147, con bibliografia precedente
Lugli 1940; Righi 2001; De Franceschini- Veneziano 2016; De Franceschini 2022.